il Gattaro Sommelier

scritto da yanez il 1 gen 2009

Non c’era articolo migliore con cui iniziare il nuovo anno, dopo aver vaffanculizzato il 2008, di sicuro poco fortunato.
Non pensavo che ci si potesse emozionare stappando una bottiglia di champagne ma quando tra le mani tieni un Dom Pérignon millesimato vintage 1999 è il minimo che ti possa accadere. Al di là del costo della bottiglia, è la storia che ho davanti che mi emoziona. Trecento e passa anni fa mi pare nel 1668, un frate di Hautvillers, sulle rive della Marna, in una abbazia benedettina inventò un metodo di lavorazione del vino che rimase ed è ancora il più famoso del mondo. Dom Pérignon pensò che si potesse fare un buon vino miscelando vini di annate e vitigni diversi. Creò così la cuvée, alla quale poi introdusse miriadi di bollicine con la rifermentazione in bottiglia. Non si può dire che abbia avuto torto! Da allora la Champagne, regione francese a est di Parigi, frontiera settentrionale della coltivazione della vite, divenne famigliare a tutti.
Ma torniamo a noi e alla nostra bottiglia; la versiamo nel bicchiere che si riempie di una moltitudine di bollicine finissime in un liquido dorato che sprigiona odori intensi e persistenti. Riconosciamo aromi di frutta matura, crosta di pane, burro, spezie. In bocca è setoso, pulito, morbido, l’acidità non punge, l’alcol è controllato. Ceniamo, il tempo passa, ma nel bicchiere, le bollicine rimangono constanti sempre, e l’aroma ci accompagna persistente dalla pasta alla cernia, alle spigole al forno passando per un piatto di spaghetti alle vongole, una frittata contadina e il pesce finto. Non arriverà a mezzanotte, ma comunque è stato fantastico e penso che ne ricorderò il savour per tanto tempo!
Un grazie a Massimo che mi ha permesso di godere di una opera d’arte di simil fattura. E se qualcuno ha avuto il piacere di assaggiarlo, come sempre, attendo i commenti.