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scritto da yanez il 25 ott 2008

Ieri tornando a casa dall’ufficio, per radio hanno trasmesso la canzone di Lucio Dalla  dedicata a Caruso. E voi direte  che c’è di strano?

Nulla, però, dopo, il conduttore della trasmissione si è preso la briga di spiegarla questa canzone e per me è stato emozionante scoprire che racconta una delle sere precedenti la morte del grande tenore.  Mi sono venuti i brividi al pensiero e anche adesso mentre scrivo ho la pelle d’oca.

Ma veniamo alla spiegazione.

Lucio Dalla in uno dei suoi tanti concerti, si ferma a Napoli e alloggia nell’albergo Vesuvio dove si fermava anche il tenore Caruso. Gli danno la stessa stanza, dentro ci sono gli stessi oggetti dell’epoca, libri, foto e un pianoforte.

Ha la fortuna di incontrare un amico di Caruso che gli racconta la storia degli ultimi giorni di vita del tenore.

Caruso era malato di cancro alla gola ma questo non gli impediva di dare lezioni di canto ad una giovane cantante della quale forse era innamorato.

Una sera, una notte caldissima, non volle rinunciare a cantare davanti a lei che lo guardava ammirata, e pur stando male, fece trasportare il pianoforte sulla terrazza che dava sul porto. Caruso cantò con la sua voce ancora così potente che fu sentita anche fuori dal porto cosicché tutti i pescatori rientrarono per ascoltarlo e si misero con le barche sotto la sua terrazza.

Le loro lampare erano tante da sembrare stelle nel cielo, forse Caruso vedendole ripensò ai grattacieli di New York, e trovò la forza di continuare a cantare per perdersi commosso negli occhi della ragazza che, appoggiata al pianoforte, lo guardava. La notte Caruso stette molto male.

Morì in quell’albergo qualche giorno dopo.

 

Qui dove il mare luccica,
e tira forte il vento
sulla vecchia terrazza
davanti al golfo di Surriento
un uomo abbraccia una ragazza
dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce,
e ricomincia il canto

Te vojo bene assai
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint’e vene sai…

Vide le luci in mezzo al mare,
pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare
e la bianca scia di un’elica
senti il dolore nella musica,
e si alzò dal pianoforte
ma quando vide uscire
la luna da una nuvola,
gli sembrò più dolce anche la morte
guardò negli occhi la ragazza,
quegli occhi verdi come il mare
poi all’improvviso usci una lacrima
e lui credette di affogare

Te vojo bene assai
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint’e vene sai…

Potenza della lirica,
dove ogni dramma è un falso
che con un po’ di trucco e con la
mimica
puoi diventare un altro
ma due occhi che ti guardano,
così vicini e veri
ti fan scordare le parole,
confondono i pensieri
così diventa tutto piccolo,
anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita,
dietro la scia di un’elica
ma sì, è la vita che finisce,
è non ci penso poi tanto
anzi, si sentiva già felice,
e ricominciò il suo canto

Te vojo bene assai
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint’e vene sai…

Te vojo bene assai
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint’e vene sai…

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