scritto da yanez il 30 set 2008
Abbiamo assaggiato il Sauvignon del 2004, e siamo rimasti sconcertati.
Il perché è presto spiegato, già versandolo si presentava di colore ambrato con riflessi rossicci, e questo ci ha lasciato un po’ interdetti. Al naso si sentivano gli odori caratteristici del vitigno ma erano come addolciti, in bocca l’acidità un po’ appiattita lasciava spazio ai 13 gradi di alcol, a dir il vero ci sembrava anche un po’ allappante. Diciamo che non ha trovato riscontro presso i commensali che hanno partecipato alla cena. Non conoscendo il produttore, mea culpa, ho chiesto spiegazioni al mio enotecario, il quale si è scusato per non avermi avvertito della particolarità del produttore e dei vini che produce e mi ha regalato un altro Sauvignon più “classico” che vi racconterò appena l’avrò assaggiato.
A quanto pare Dario Princic coltiva e produce alla maniera di tempi passati, le sue uve bianche o rosse subiscono una lunga macerazione, per evitare il più possibile l’uso di solforosa e questo naturalmente produce vini con colori più intensi e “diversi” da quelli che siamo abituati a vedere. Non filtra ne pastorizza per evitare il più possibile di “perdere” aromi e “sostanza”, questo comporta ovviamente di poter trovare fondi in bottiglia e di perdere limpidezza e cristallinità. Che dire, un esaltazione del vino del contadino che però in noi comuni consumatori non ha trovato riscontro, forse è adatto a palati più sensibili.
Oggi abbiamo imparato qualcosa di nuovo.
Sono graditi commenti da chi l’ha assaggiato.
30 settembre 2008 alle 16:16
io l’ho assaggiato e non mi è piaciuto affatto. A parte il colore, un po’ repulsivo per un Sauvignon, ho avuto l’impressione che il vino (anno 2004) fosse vecchio, morto, che non avesse più nulla da dire. L’odore dolciastro mi ha dato fastidio, in bocca l’ho trovato allappante. Mi sembra un vino per gente supersnob, quelli che invece di saper apprezzare un buon vino pulito, con la giusta acidità e la giusta limpidezza trovano molto chic inzepparlo di difetti, come i sessantottini di buona famiglia che si mettevano i vestitacci strappati per far vedere che avevano l’animo proletario, ma sempre dei borghesi erano, che si vergognavano di esserlo. Non vergognamoci di volere dei vini ben fatti, “borghesi”, questi esperimenti lasciamoli agli snob pseudo intellettuali pseudo naturalisti. Bella la natura! Però un pochino va addomesticata, non vi pare?
1 ottobre 2008 alle 14:34
certo che Daniela ci va sempre giu’ pesante!!!!
Manu
1 ottobre 2008 alle 15:02
la sincerità è un ottima cosa soprattutto in questi casi perchè almeno chi lo vuole provare sa cosa si deve aspettare, io all’inizio pensavo che fosse andato a male !!
31 ottobre 2008 alle 19:16
Ciao a Tutti!
Io personalmente non l’ho mai assaggiato ma ne hanno perlato bene, appena avrò a disposizione i canali giusti lo assaggerò… Secondo me Daniela ha esagerato; nelle cose alimentari (soprattutto nel vino) il consumatore è confuso perchè non sa più se sono profumi/gusti artificiali o provenienti dalla terra, la natura è fondamentale perchè noi siamo quello che mangiamo qnd più una cosa è naturale meno ti fa male e più è buona/genuina.
Concludendo io ho bevuto altri bianchi strutturati molto diversi e simili nello stesso tempo ( (Gravner in anfora ,Damyan,Castello di Lipsida) secondo voi sono paragonabili???
Grazie ciao
Andre.
3 novembre 2008 alle 09:36
Attenti a non confondere la ricerca di “genuità dei cibi” con le trovate commerciali. Secondo Andrea le cose naturali sono genuine solo perché non ci sono alterazioni da parte dell’uomo. Ora nel vino la cosa è un po’ diversa. Non dimentichiamoci che il vino del contadino (quello genuino) dopo un anno diventa aceto, e che se non si fossero studiati e selezionati lieviti “puliti” la metà dei vini in commercio sarebbe imbevibile.
Diciamo che qualcuno tenta strade diverse per non finire nella “massa” dei produttori e avere un riscontro commerciale che altrimenti non avrebbe.
A me non è piaciuto e certo non lo comprerò più, ma questo è un giudizio personale.
Se Andrea quando lo assaggerà riterrà che è di suo gradimento, sono contento per lui. Ma da qui a farlo diventare il non plus ultra, ce ne passa!!
3 novembre 2008 alle 15:10
Caro Andrea,
anche le zanzare sono una cosa naturale, però non fanno bene. Quel Sauvignon mi è risultato fastidioso come la puntura di una zanzara. Mi piacciono i bianchi strutturati però limpidi, ben filtrati e che non diano quell’impressione di vecchio.
Ciao
3 novembre 2008 alle 16:10
Stiamo ATTENTI, Il mio discorso è più profondo.
Partendo dal presupposto che occorre fare una distinzione netta tra i”vini onesti” e i “Grandi vini”: I primi possono essere fatti in modo genuino senza “pasticci” dal contadino, ma durano poco perchè non hanno le caratteristiche necessarie per essere dei vini da invecchiamento…I secondi sono vini che per determinate caratteristiche (Lieviti indigeni, territorio particolarmente favorevole, esposizione rispetto al sole, microclima, composizione della terra che da al vino complessità ecc…) riescono ad avere , se conservati bene , una grande longevità già in botte ma soprattutto in bottiglia… luogo dove il vino si evolve durante gli anni (in alcuni casi 80-90 anni).Io non so dove si colloca questo vino, ma ricordiamoci che i difetti di un vino genuino (Quello del contadino) sono pregi per un vino “commerciale” (e per commerciale intendo quello standardizzato dove ogni annata deve avere quelle determinate caratteristiche e per motivi commerciali o di richiesta di prodotto dal mercato i vini vengono sofisticati in cantina con enormi quantita di solforosa e altre sostanze) perchè ricordiamoci che il mondo del vino commerciale oggi è quello. Non volevo affatto farlo diventare un plus ultra
!
11 maggio 2022 alle 12:21
[…] il Gattaro Sommelier, un nuovo blog dove Yanez racconta la sua passione per i gatti e per il vino senza disdegnare […]
11 maggio 2022 alle 22:49
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